Thich Nhat Hanh: Abbiamo un potere enorme.

Ognuno di noi ha un potere enorme, ma pensiamo di non contare niente.

Il messaggio essenziale è che la nostra pratica consiste nell’essere consapevoli di condividere la natura illimitata della vita del Buddha e il suo grande potere. Succede la stessa cosa quando osserviamo in profondità una foglia, una nuvola, un fenomeno qualunque: riusciamo a vederne la durata illimitata nella dimensione assoluta e ci rendiamo conto di essere fatti della stessa natura.

Se osserviamo abbastanza in profondità, scopriamo anche la nostra personale natura di non nascita e non morte. Anche noi, come il Buddha, esistiamo e possiamo agire con capacità molto maggiori che non nella consueta cornice di tempo e spazio entro la quale ci sentiamo circoscritti e vincolati.

Noi prendiamo parte alla durata illimitata della vita del Buddha, alla sua illimitata forza spirituale quando siamo capaci di entrare in contatto con la dimensione assoluta di tutto ciò che vediamo.

Quando siamo in contatto con la durata di vita e il potere spirituale del Buddha, siamo in contatto anche con la nostra personale natura assoluta, con il nostro personale potere spirituale.

Molti noi vanno in giro tutto il tempo sentendosi minuscoli come granelli di sabbia. Forse sentiamo che la nostra piccola, individuale vita umana non ha un gran significato; lottiamo, nella vita e, quando arriviamo alla fine, sentiamo di aver fatto ben poco.

Sono in molti a soffrire di questa sorta di complesso di inferiorità. Se vediamo la realtà solo nei termini della sua dimensione storica, ci potrà sembrare che sia ben poco quel che un singolo individuo può fare. Se invece entriamo in contatto con la dimensione assoluta della realtà, sappiamo di essere proprio come il Buddha: ne condividiamo la natura, siamo la natura del Buddha.

Quando siamo in grado di vedere al di là delle limitazioni percepite di tempo e spazio, al di là dei nostri concetti di inferiorità e di impotenza, scopriamo di avere grandi depositi di energia da condividere con il mondo.

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Immaginiamo una persona che vive in piena consapevolezza, dimorando nella concentrazione. Rientra a casa, esce, sta in piedi, siede, parla, taglia la verdura, lava i piatti, svolge tutte le attività della vita quotidiana in consapevolezza e in concentrazione. In ogni atto del corpo, della parola e della mente fa risplendere la luce della consapevolezza. Incontrandola, gli altri riescono a entrare in contatto con quella consapevolezza e ne sono influenzati.

Toccato dalla luce della sua consapevolezza, il seme corrispondente che hanno nella coscienza comincia a germogliare e così a loro volta, spontaneamente, si mettono a coltivare la presenza mentale in ogni attività, proprio come quella persona. Questo è un vero miracolo, che chiunque di noi può realizzare.

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Che cos’è un Buddha? Un Buddha non è altro che la luce della presenza mentale; ovunque splenda, quella luce è in grado di mostrarci la meravigliosa verità, la dimensione assoluta di tutto ciò che illumina. Chi è toccato dalla luce della presenza mentale la fa risplendere a sua volta sulle altre persone e sugli oggetti.

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Nella tradizione vietnamita si narra una storia sul Maestro Phap Tang, dell’epoca Duong, che insegnava l’Avatamsakasutra alla regina Vu Tac Thien.

Il maestro fece costruire una torre ottagonale, disponendo che le pareti interne fossero ricoperte di grandi specchi. Quando la torre fu completata, invitò la regina a entrarvi insieme a lui, con in mano una candela accesa. La regina entrò e vide l’immagine della fiamma riflessa nello specchio di fronte; poi si girò indietro e vide la fiamma riflessa nello specchio che aveva alle spalle.

A riflettersi in ognuna delle pareti di specchio non era solo l’immagine della candela: la fiamma si rifletteva infinite volte perché ognuno dei riflessi veniva a sua volta riflesso in tutti gli altri specchi e poi ancora riflesso, più e più volte.

Questo fu un modo abilissimo del Mestro Phap Tang per illustrare alla regina l’immagine della Rete di Indra, di cui si parla nell’Avatamsakasutra, la grande rete cosmica intessuta di gemme, ognuna delle quali riflette l’immagine di tutte le altre creando infiniti riflessi di luce.

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Un fascio di luce non fa alcuno sforzo a illuminare gli oggetti che tocca : illuminare è semplicemente nella sua natura.

Allo stesso modo, neanche noi ci dobbiamo sforzare molto per far risplendere la luce della nostra consapevolezza: ci limitiamo a continuare a praticarla, cosa che influenza spontaneamente l’ambiente e le persone intorno a noi; queste cominceranno, a loro volta, a far splendere intorno a sé la luce della consapevolezza.

Quando osserviamo questo processo alla luce degli insegnamenti sui vari strati di cause e condizioni, ci rendiamo conto che anche un’unica vita, anche le azioni di una sola persona possono avere un grande effetto. Non possiamo continuare a pensare che la nostra singola vita, ordinaria e di poco peso, non conti niente; il nostro modo di essere, invece, influisce sulla nostra condizione, sull’ambiente circostante, sulla vita di tutti coloro che ci circondano.

Anche noi, proprio come il Buddha, siamo in grado di esercitare un’influenza su molti esseri e molte vite. Quando accendiamo in noi la luce della consapevolezza e la facciamo risplendere, ne hanno beneficio anche tutti quelli che ci stanno intorno.

Tratto da:  “Il cuore del cosmo. Nuovi insegnamenti dal Sutra del Loto”, di Thich Nhat Hanh

Fonte: http://zeninthecity.org/letture/letture-thich-nhat-hanh/thich-nhat-hanh-4/

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