Uomini o macchine?

Uomini o macchine? Uno sguardo all’osservazione sapiente per Gurdjieff e Don Juan.

«Quando si intraprende un cammino di trasformazione interiore uno degli ostacoli maggiori che si incontrano è rendersi conto di quanto siamo meccanici, di come adottiamo, sin dalla prima infanzia, atteggiamenti dei quali non siamo realmente consapevoli, proprio come macchine; agiamo e pensiamo condizionati da fattori esterni, coltivando l’illusione di compiere liberamente delle scelte, con una nostra volontà, assecondando i nostri desideri. Di fatto non è così.

In questo articolo vogliamo focalizzarci proprio sulla meccanicità dell’uomo, osservandola dal punto di vista della Quarta Via e dello Sciamanesimo Tolteco, due tradizioni distanti in termini spazio-temporali ma che, tuttavia, descrivono l’essere umano e le sue caratteristiche interiori con le medesime finalità.

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“Lo studio dell’uomo inizia con lo studio della meccanicità e non della psicologia, poiché quest’ultima può essere applicata soltanto a persone più pienamente sviluppate”.

G.I. Gurdjieff in K. Walker (1)

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La tendenza dell’uomo di fronte all’evidenza dei fatti, quando la riconosce, è di biasimarsi e cascare nella trappola delle emozioni negative e anche questo è agire meccanicamente. Persino l’autocritica in questa fase è di tipo meccanico, in quanto pilotata da quegli aspetti della nostra personalità che Gurdjieff, nella Quarta Via, chiama io.

Quindi com’è possibile che degli io meccanici vedano meccanicamente i propri meccanismi? Per quanto questa affermazione sembri un paradosso, rivela quanto la nostra arma sia proprio l’osservazione: imparare ad accorgerci dei nostri comportamenti consueti, senza giudicarci, rilevando in maniera neutra ciò che avviene nella realtà, è uno dei capisaldi di tutti i metodi tradizionali di introspezione e studio di sé. Tutto questo fa parte del vero lavoro interiore e comporta il riconoscimento della nostra falsa personalità, completamente meccanica, con la quale siamo identificati. È infatti solo quando ci accorgiamo e fissiamo l’attenzione sui nostri comportamenti ed emozioni negative che cominciamo a far crescere qualcos’altro dentro di noi, un vero e proprio organo interiore che successivamente prenderà, se lo desideriamo, la guida di tutti i nostri io.

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“Noi siamo delle macchine. Siamo totalmente condizionati dalle circostanze esteriori. Tutte le nostre azioni seguono la linea di minor resistenza alla pressione delle circostanze esterne. Fatene esperienza: potete comandare le vostre emozioni? No. Potete cercare di sopprimerle, o di cacciarne una con l’altra. Però voi non potete controllarle: al contrario esse controllano voi”.

G.I. Gurdjieff (2)

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Anche per lo Sciamanesimo Tolteco l’uomo si muove in maniera meccanica, come seguendo una programmazione, e non si prende il tempo per considerare le proprie possibilità. Don Juan Matus affermava che ciò che tutti facciamo è ripetere continuamente le vite dei nostri genitori, senza realizzare che ci sono altre possibilità a nostra disposizione. (3)

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“Fin da quando nasciamo gli altri ci dicono che il mondo è in un determinato modo, e naturalmente noi non abbiamo altra scelta che accettare che il mondo sia come gli altri ci hanno detto che è. Il bambino apprende come deve percepire il mondo per essere pienamente integrato. Passo dopo passo, gli viene resa familiare una descrizione del mondo che egli impara a percepire, mantenere e difendere come “la vera realtà”. La ragione induce gli uomini a dimenticare che la descrizione è soltanto una descrizione, ma prima che arrivino a capirlo, hanno intrappolato la loro essenza in una gabbia da cui emergono raramente nel corso della vita.”

C. Castaneda (4)

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Intraprendendo una strada con un cuore – come la definì proprio il maestro di Castaneda, il già citato don Juan – il guerriero ha scelto di essere libero, e per poter realizzare il suo intento deve imparare ad assumere il controllo delle sue azioni meccaniche, oltre che delle emozioni negative, e riuscire a trasformarle secondo il suo volere. Scegliere di percorrere quel cammino significa risvegliarsi, superare e liberarsi dalla morsa della sofferenza e dall’instabilità propria di una tale condotta.

I comportamenti meccanici di cui parla Gurdjieff trovano riscontro nella fissazione del punto d’unione per gli Sciamani. Tale è il condizionamento, socialmente appreso, a fissare morbosamente l’attenzione su aspetti insignificanti del mondo che ci impediamo, di fatto, di considerare altri modi di esistere continuando a reiterare meccanicamente, appunto, atteggiamenti che riteniamo indispensabili per la vita.

L’aspirante che segue il percorso della Quarta Via impara ad andare controcorrente rispetto alle sue azioni abituali, si oppone agli automatismi con delle scelte volontarie contrarie al gesto meccanico che gli sembra quello naturale. La sincerità e la disciplina sono gli strumenti fondamentali per mettere in pratica questa strategia e mantenere costante l’orientamento verso l’obiettivo.

La scelta di un guerriero è di abbandonare l’immobilità dell’uomo in senso ordinario e concedersi la possibilità di vedere la vera realtà. Per contrastare le meccanicità, gli Sciamani Toltechi tendono agguati a se stessi e ai propri meccanismi: come un cacciatore in agguato della sua preda, lo Sciamano Tolteco osserva e non giudica, percepisce con attenzione tutto ciò che fa, impara le sue abitudini. Se la sua osservazione è efficace riuscirà a mettere in trappola la sua preda: osservando spietatamente se stesso sarà in grado di comprendere come si muove nella vita e lo farà con pazienza, astuzia e gentilezza.

Come per la Quarta Via, anche per lo Sciamanesimo mantenere una condotta insolita, in maniera continua e costante, opposta a quella ordinaria, conduce a contrastare le meccanicità, a spostare il punto di unione mantenendo sobrietà ed equilibrio.

Riuscire a comprendere e iniziare a liberarsi delle proprie meccanicità equivale a cominciare a costruire un ponte tra l’io con il quale ci identifichiamo e l’Io Reale, il vero e proprio tesoro celato in se stessi. L’osservazione è la chiave per questo processo di trasformazione, che richiede impegno e costanza. Scegliere di intraprendere un cammino di cambiamento interiore significa dunque abbandonare la comoda ma illusoria sensazione di controllo per abbracciare la vera libertà interiore. Solo allora potremo essere uomini e donne vere, capaci di sviluppo e di reale autonomia».

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(1) K. Walker, L’insegnamento di Gurdjieff, Casa Ed. Astrolabio – Ubaldini Editore, 1976 (pg.19). G.I. Gurdjieff, Vedute sul mondo del reale, Neri Pozza Editore, Vicenza, 2000 (pg. 81).

(2) G.I. Gurdjieff, Vedute sul mondo del reale, Neri Pozza Editore, Vicenza, 2000 (pg. 81).

(3) A. Torres, Gli insegnamenti di Carlos Castaneda e altri stregoni, Edizioni Tlön, Giugno 2016.

(4) C. Castaneda, Una realtà separata, Best BUR Rizzoli, Cles (TN), 2016 (pg. 256).

Fonte: https://associazioneperankh.com/2023/04/28/uomini-o-macchine-uno-sguardo-allosservazione-sapiente-per-gurdjieff-e-don-juan/

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