Dov’è il mio io, la mia identità?

Libera l’identità.

Riflettiamo un po’ sull’identità. Chi siamo, donde veniamo, dove procediamo, in futuro conserveremo la nostra attuale identità? Ma, prima, leggiamo due illustri considerazioni che espongono punti di vista apparentemente distanti. Seguirà il relativo commento.

«Dov’è il mio io, la mia identità? C’è una qualità peculiare che mi rende diverso da ogni altro e da ogni altra cosa. E io desidero che questo sé, questa personalità, continui ad esistere. Perciò dove sta questa mia identità?”.

«Già, dove?» chiese il Buddha. «L’io cui ti aggrappi è in costante mutamento. Anni fa eri un bambino, poi fosti un giovanotto, ora sei un uomo. Qual è il tuo vero io, che sei così ansioso di preservare? Quello di ieri, quello di oggi o quello di domani?».

«Mi rendo conto di aver sbagliato a capire» rispose piano Kutadanta «e anche se trovo difficile sopportare la luce, ora si fa strada in me la verità che non c’è alcun sé separato e durevole”.
Majjhima Nikaya V, Kutadanta-sutta

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Maharaj: La dolcezza è la natura dello zucchero; ma la dolcezza c’è solo finché c’è lo zucchero. Una volta che lo zucchero s’è consumato o è stato buttato via, la dolcezza non c’è più. Nello stesso modo questa conoscenza “io sono,” questa coscienza, questo senso o sentimento di essere, è la quintessenza del corpo. E se quest’essenza del corpo se ne va, anche questo senso, il sentimento di essere, parimenti se ne va.

Questo senso di essere non può restare senza il corpo, proprio come la dolcezza non può restare senza la materia, che è lo zucchero.

Ospite: Allora, che cosa resta?
Maharaj: Quel che rimane è l’originale, che è incondizionato, senza attributi e senza identità: ciò su cui questo provvisorio stato di coscienza e i tre stati, i tre guna, vengono e vanno. Lo chiamano Parabrahman, l’imperituro. Questo è il mio insegnamento di base.
Nisargadatta Maharaj

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Tentiamo di essere onesti. Siamo un’anima che permea questo preziosissimo involucro fisico? Un’anima la cui vera natura travalica la mera contingenza delle circostanze episodiche in cui veniamo via via inevitabilmente coinvolti, per coincidere con la consapevolezza della propria essenza? Sono quesiti meramente speculativi, non lo sappiamo. In effetti, possiamo dire solo che l’identità corrisponde, in ultima istanza, alla consapevolezza medesima.

Nella vita si esordisce forse con un retaggio di meriti innati? Vi sono, circa, colpe congenite? Oppure in futuro – dopo la morte, s’intende – esisteranno premi? V’è crescita nella consapevolezza? Sono solo luoghi comuni. Semmai, risulta evidente un processo di comprensione, più o meno esplicita, che ci conduce a sperimentare singole visioni esperienziali e meditative.

Ora come ora, non sappiamo nulla di noi stessi. Sperare in un al di là zeppo di ricompense sembrerebbe persino bizzarro. La sola gratificazione su cui dovremmo innanzitutto confidare è quella del proprio sforzo. L’impegno per migliorare le nostre attuali condizioni di vita, senza affidarci esclusivamente a ipotetici provvidenziali soccorsi, ma rimanendo attenti e ancorati alla realtà così com’è.

Avvertiamo comunque il bisogno di credere? Nulla di strano! Tuttavia attenzione, perché esisteranno sempre infime combriccole dedite a speculare ignominiosamente sulle circostanze di fede. Come riconoscerle? Semplice! Mentre fingono di occuparsi del nostro benessere, in realtà, fanno incetta di beni materiali. Quindi s’impossessano della coscienza sino a ridurla, tal quale, un brandello di soggezione.

Invece l’anima è innanzitutto libertà. Liberi dalle nefande ideologie localistiche, come dai fanatismi religiosi. Liberi di sognare, come di sperare, ma emancipati dalle finte credenze, dalle false promesse, dalle mere menzogne, dall’infida superstizione, dalla propaganda che promuove assurde fandonie, chiosate per mezzo di perfide, mendaci argomentazioni.

Liberi, sicché l’identità di ciascuno diviene purezza, senza bisogno d’inseguire le convenienze politiche degli ennesimi ipocriti simulatori di turno. La nostra identità è soprattutto quella di esseri liberi sulla via del risveglio.

Liberi di seguire l’essenza della propria identità non significa, ovviamente, affrancati dal rispettare le regole del consesso civile d’appartenenza. Nessuno può sentirsi svincolato dall’altrui riguardo. Semmai preannuncia la sola rivoluzione possibile. Dall’identificazione prevalente con gli oggetti del nostro apparente destino, siano essi forme esteriori, ovverosia usi, costumi, consuetudini, cultura, al riconoscimento del proprio spazio interiore.

Si, lo spazio interiore, lo stargate soggettivo per sintonizzarsi con il Brahman della consapevolezza oggettiva, per superare l’illusione di separazione egoica, realizzare la reciprocità e sviluppare l’azione compassionevole.

Libera l’identità dai vani orpelli delle dolorose immedesimazioni del passato. L’identità funzionale è essenziale. Ma coinvolgersi eccessivamente con oggetti mondani è fuorviante. Siedi, rimani in silenzio, pazienta, si dischiude il senza-tempo. Una circostanza inclusiva che trascende la consueta sequela degli istanti.

Che speri, di rigenerarti? Lo spazio interiore non è altro che quell’umile frangente di paradiso cui si riferì il Bodhisattva Cristo, quando disse: Il regno di Dio non viene in modo che si possa osservare. Nessuno potrà dire: ‘Eccolo qui’ o Eccolo là’, perché il regno di Dio è già in mezzo a voi. (Luca, 17,20-21)

Epilogo
Siamo in cammino verso il nostro centro? Osservatori immobili che contemplano l’avvicendarsi delle forme, per creare il fantastico gioco della vita, o soggetti attivi, coinvolti, loro malgrado, nell’inestinguibile giostra di emozioni senza tempo?

Viaggio interiore è sinonimo di meditazione. Mi rilasso, oramai convinto di non riuscire a distaccarmi più dalla ruota la cui energia centrifuga mi spinge ad adorare falsi idoli periferici. In teoria, dovrei sentirmi stanco, deluso, invece sobbalzo. Per quanto fluida, la coscienza è sempre discontinua. Guardo in raccoglimento qualcosa di nascosto. Mi attrae, ma persiste nel rimanere invisibile. Il termine meditazione indica solo la meta – o la metà? – del viaggio. Un itinerario virtuale, ma durante il quale non mancheranno sicuramente sorprese …

Franco Megali

Fonte: https://www.meditare.it/wp/il-percorso-di-meditazione/libera-identita/

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