Il troll dell’anima.

Il troll dell’anima: chi più, chi meno, ce l’abbiamo tutti.

Che cos’è il “corpo di dolore”.

Voglio ora riportare alcuni passaggi del libro “Un nuovo mondo” di Eckhart Tolle. Credo che siano informazioni preziose, che tutti dovrebbero conoscere.

“Il corpo di dolore è una struttura energetica, nella quale ci identifichiamo, che intrappola la nostra essenza. Il dolore si mostra a noi sotto mille aspetti: rabbia, frustrazione, tristezza, auto-commiserazione, gelosia, invidia, possesso; ogni sorta di stato d’animo oscuro che si riversa sul nostro modo di pensare e di vedere la realtà”. Eckhart Tolle

[…] Qualsiasi emozione negativa, che non sia completamente confrontata e vista per quello che è nel momento in cui nasce, non si dissolve completamente. Si lascia dietro un resto di dolore.[…] I resti del dolore rimasto da una qualsiasi forte emozione negativa non affrontata, non accettata e, quindi, non lasciata andare, si uniscono per formare un campo energetico che vive in ogni cellula del vostro corpo.[…] Questo campo di emozioni vecchie, ma ancora molto presenti e che vivono in quasi tutti gli esseri umani, è il corpo di dolore.

[…] Il corpo di dolore è una forma di energia semi-autonoma che vive nella maggior parte degli esseri umani, un’entità fatta di emozioni. Ha una sua intelligenza primitiva, non dissimile dalla furbizia animale, diretta principalmente alla sopravvivenza.

Come tutte le forme di vita, periodicamente, ha bisogno di nutrirsi, di prendere nuova energia e il cibo che richiede consiste di energia compatibile con la propria, un’energia che vibra a una frequenza simile. Ogni esperienza emozionale dolorosa può essere usata come cibo dal corpo di dolore; ecco perché prospera con il pensiero negativo, così come nel dramma delle relazioni. Il corpo di dolore è dipendente dall’infelicità.

Può essere uno shock quando comprendete per la prima volta che vi è qualcosa in voi che periodicamente cerca emozioni negative, cerca infelicità.

Nella maggior parte delle persone, il corpo di dolore ha uno stadio latente e uno attivo. […] Quanto a lungo stia nello stadio latente varia da persona a persona. Alcune settimane è il caso più comune, ma può essere anche solo qualche giorno, o perfino mesi. In qualche raro caso il corpo di dolore può stare in ibernazione per anni, prima che qualche evento inneschi la fase attiva.

Il corpo di dolore si risveglia dalla fase latente quando ha fame […] Quando è pronto ad alimentarsi, può usare la cosa più insignificante come pretesto per attivarsi, qualcosa che uno dice o fa, o perfino solamente un pensiero. Se vivete soli e in quel momento non c’è nessuno intorno, il corpo di dolore si nutrirà dei vostri pensieri. Improvvisamente i pensieri diventeranno profondamente negativi.

[…] Lo schema abituale del pensiero che crea l’emozione è invertito nel caso del corpo di dolore, almeno inizialmente. In questo caso, l’emozione guadagna rapidamente il controllo del vostro pensiero e, una volta che la mente è stata sopraffatta dal corpo di dolore, il pensiero diventa negativo. La voce nella testa vi racconterà storie tristi, oppure piene di ansia o di rabbia, su voi stessi o sulla vita, sugli altri, sul passato, sul futuro, o su eventi immaginari. La voce starà incolpando, accusando, lamentandosi, immaginando. E voi sarete, così, totalmente identificati con qualsiasi cosa vi dica quella voce, credendo ai suoi pensieri distorti. A quel punto, la dipendenza dall’infelicità è in atto.

[…] Se vi sono intorno altre persone, preferibilmente il vostro partner o un membro della famiglia, il corpo di dolore tenterà di provocarli, di schiacciare i “bottoni giusti”, così da potersi nutrire e garantirsi un dramma. I corpi di dolore amano le famiglie e le relazioni intime, perché è lì che prendono la maggior parte del loro cibo.[…] È un’emozione rozza, che cerca di avere più emozione. Il corpo di dolore dell’altra persona vuole risvegliare il vostro, così che entrambi possano darsi energia a vicenda.

[…] Un consumo eccessivo di alcool, spesso, attiva il corpo di dolore, particolarmente negli uomini, ma alle volte anche nelle donne.

[…] La maggior parte dei corpi di dolore vogliono sia infliggere sia subire dolore, ma certi sono prevalentemente carnefici o vittime. In entrambe le situazioni si nutrono di violenza, emozionale o fisica.

[…] Nelle relazioni intime, i corpi di dolore sono abbastanza abili da rimanere in sordina, finché i partner non cominciano a vivere insieme. […] Voi non sposate solo vostra moglie o vostro marito, sposate anche il suo corpo di dolore e l’altro coniuge sposa il vostro. Può essere davvero uno shock quando un giorno, improvvisamente vi trovate di fronte un completo cambiamento della personalità del vostro partner. […] Non è, naturalmente, il suo aspetto reale, è solo il corpo di dolore che temporaneamente ha preso il suo posto.

[…] Tribù, nazioni, razze, tutti hanno il loro corpo di dolore collettivo.

[…] Quasi ogni donna ha la sua parte di corpo di dolore collettivo femminile, che tende ad attivarsi particolarmente prima del ciclo mestruale.

Come uscire dal corpo di dolore.

Accorgersi del dolore e osservarlo è un passo indispensabile per iniziare a trasformarlo. Il dolore, infatti, non va respinto, non va combattuto, non va soffocato con inutili distrazioni. Il dolore va usato. Come? Cominciando a vederlo per quello che è: energia.

La prima cosa da fare è uscire dall’identificazione con il corpo di dolore, prendendo coscienza del tuo stato d’animo e osservando come si manifesta dentro di te.

Quale parte del tuo corpo senti coinvolta? Sposta lì la tua Attenzione non-giudicante, osserva, senza voler cambiare nulla, il movimento dell’energia che si sta manifestando. Sii consapevole che ogni espressione emotiva è solo energia che si muove.

Ironizza sulla comparsa del tuo troll, dandogli un nome buffo. Accoglilo, ma non nutrirlo: è la tua identificazione con la sua espressione che lo mantiene in vita.

Tu non sei dolore, non sei un’emozione. Tu sei Meraviglia.

Claudia Galli 

Fonte: https://claudiagalli.net/blog/corpo-di-dolore/

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