Che cosa è questo “io”?

Che cosa è questo “io”?

“Quello che sai non è niente, non esiste: è irreale.
Se è vero, non puoi saperlo”.  Ranjit Maharaj

«IO… soffro, mi arrabbio, sono preoccupato, offeso, deluso o contento, soddisfatto, oppure… Io ho paura!

Chi è, che cosa è…’’IO’’ ? Rifletto a lungo ma… non lo trovo, anzi, poco alla volta mi pare che tutto si ‘’dematerializzi’’, come in una nuvola baciata dal sole… che svanisce in un cielo senza limiti.

Un IO che si rivela senza sostanza, un paio di lettere, un pronome, se ricordo la grammatica, ma non riesco ad afferrare altro che vuoto, silenzio insondabile… Ricordo poi inoltre, quello che mi hanno insegnato o quello con cui fui ‘’ammaestrata da piccola’’, un nome che mi hanno dato come etichetta – come dal fruttivendolo – utile certo, ma sono proprio quello?

Ascolto tutti pronunciare questo minuscolo vocabolo, (IO faccio questo o IO vedo quest’altro), lo ripeto per imitazione e abitudine,” l’altro diventa il ‘’TU’’, ecco la separazione dolorosa! Tutto questo è ancora un mistero, ma ci si abitua… e così continua. Nessuno poi ci bada più, diventa meccanico.

Sarà forse un modo di accertarsi di… ’esistere’ anche se come entità separate? In effetti IO-TU è indice chiaro di separazione = Paura.

Un insetto, un uccello, un cane, vivono male senza un IO ? Eppure vivono naturalmente, si nutrono, si accoppiano o si combattono: la spinta dell’immaginaria giostra iniziale continua a farla girare…

Ma che realtà potrà avere un pronome a cui s’incollano attese, gioie e dolori e che ci ingabbia in una finta prigione, da cui smaniamo di uscire, in tutte le maniere possibili, anche se affermiamo di decidere: IO sono questo o IO sarò quello? Sembra perfino peggiorare la situazione.

Se osserviamo bene la scena… possiamo solo scoppiare in una risata – e come si suole dire – per esserci fatti (tutti!) prendere… per il naso.

Se oso indagare più a fondo oltre la risata, è come se crollasse un’impalcatura pesante, ormai inutile. Tutto diventa più… leggero, gli eventi, le azioni si susseguono, ma senza il peso di un cappotto che … diventa superfluo e sgradito, come in estate!

Si è scoperto da tempo – la scienza conferma – che non vi è MAI stata un’origine all’universo e anche lo spazio-tempo è una convenzione, data dall’apparire e scomparire di fattori metereologici e di luce solare e osservazioni di cambiamenti nella vita.

Ce lo hanno insegnato, poi ci siamo abituati a vederne la ’’sequenza’’ di cui la mente ha bisogno, altrimenti non potrebbe vedere ‘’tutto’’ nell’istante – anch’esso apparente.

Ci hanno abituato quindi a vivere in un mondo di ’’proiezioni’’ elaborate da un sistema neuronale e che abbiamo da sempre ‘’creduto all’esterno di noi’’. Siamo convinti da sempre che esiste davvero un mondo tangibile, fermo, là fuori, che ci aspetta con le sue alternanze, figurine, comparse che mai sospettiamo come nostre creazioni.

Cominciando dalle prime nozioni imparate da piccoli e poi via via con le scene e i personaggi familiari che ci circondano, questi diventano il riflesso o il palleggio – bersaglio costante delle nostre memorie e anticipazioni che ne derivano. Tuttavia se non ho mai imparato il nome e la sembianza di qualcosa di simile, non potrò scorgerlo e dovrò chiederlo a chi potrà… spiegarmelo. Poi avendo creduto di comprendere e controllare tutto quanto ci circonda – anche se creato dai nostri ”apparecchi interni”- ecco apparire qualcosa di misterioso nel firmamento… ecco gli UFO, oggetti non identificabili!! su cui si giostrano le interpretazioni più fantasiose.

Posso citare anche un esempio in cui si può verificare tutto questo. Un esploratore del continente africano del secolo scorso, arrivò nel luogo dove una tribù era davvero molto primitiva e fuori dal mondo che lui conosceva. Aveva con sé un filmino in cui voleva mostrar loro come si viveva nel ’’suo’’ mondo. Poi, finito il breve film in cui si vedevano città, trasporti ferroviari, aerei e molto altro, domandò loro che cosa avevano…visto. La risposta fu unanime: – Abbiamo solo visto un… pollo!! – Era quindi solo quello che ’’conoscevano’’ che avevano potuto ‘’vedere’’!

Secondo quanto riportato dai giornalisti dell’epoca, perché alcuni bambini, pastorelli ignari avevano visto la Madonna! a Fatima e nessun’altro, anche presente?

E che dire di tante altre apparizioni fantomatiche osservate da gente… sana, ma invisibile agli occhi di molti?

Allora per rassicurarsi si parla… di allucinazioni, se solo pochi hanno accesso alla visione. La maggioranza ha dunque sempre ragione per sentirsi al sicuro?

Il neonato vive e vede un mondo fantasmagorico attorno a sé e solo dopo molto tempo d’istruzione, comincia a… imparare e a distinguere – eliminando quindi una parte del suo… film. In seguito il suo apparato neuronale si abituerà e ‘’vedrà’ come gli hanno insegnato e come tutti attorno a lui.

La neuroscienza ci illuminerà su questo argomento. È stato scoperto che il sistema neuronale ‘’scarica’’, per cosi dire, le nozioni interne già note e le materializza un istante dopo ‘’là fuori’’. E tutto questo da dove viene? Filosofie, dottrine, scienza sono concordi che tutto trae origine… dalla nozione di “vuoto’’ quantistico o oggettivabile solo concettualmente. Se è “vuoto’’, come fa ad esistere? È solo un concetto.

Come già scrissi, i numeri derivano da ‘sifr’ (vocabolo arabo) che è lo zero, un cerchio che racchiude in sé tutto e da cui provengono le cosiddette ‘’cifre’’ o numeri: si deduce quindi che sono solo prodotti di una vacuità iniziale. L’infinito è lo stesso: senza inizio, senza fine, quindi inconcepibile – anche se la mente è avida di ‘’oggettivarlo ‘’per non sparire del tutto.

E il linguaggio? Sono suoni che, ripetuti e ‘’battezzati’’, hanno creato continuità e… senso. Se nomino una casa, un fiore, percepisco un oggetto, le sue dimensioni, colori ecc. ma con un ‘IO’ come farei? Potrò incollarlo a un corpo o ad altro nome, ma si tratta di convenzioni, non di materia (anche se questa, analizzata fino in fondo, si rivela altrettanto ‘’vuota’’!!).

Che valore reale potrà avere questo fantomatico e imperante vocabolo? Si è dunque trasformato in… zero, zefiro (vento dell’ovest, da dove sembravano originare tutti i venti) e poi anche in quello da cui derivano tutte le cifre, i numeri! Traduce anche il vocabolo sanscrito sunya, vacuità: il buddismo e altre religioni meno note, ne fanno il principio di base: senza dimenticare però, che anche il vuoto, che sia quantico o materiale, rimane ancora un… concetto, che rischia di attaccarsi, un’etichetta a cui riferirsi o immaginare, ma da eliminare, in quanto anch’essa irreale.

Fatto sta che, nonostante queste premesse, l’umanità ha dato troppo valore a questo IO irreale, incollato a presenze e corpi. Di fatto ha aumentato una separazione fittizia e dolorosa, scatenando invece terribili guerre e imposizioni, paure gigantesche e insormontabili, che diedero vita a tante religioni, per cercare di calmare quest’angoscia di base, anche se non sempre cosciente.

Se questo IO si dimostrasse davvero inesistente, tutto apparirebbe nella giusta luce e la vera unione iniziale e naturale, evocata dal ‘’paradiso terrestre’’ sarebbe evidente per tutti. Anche il corpo e la mente troverebbero il loro valore… apparente, ma senza più quell’ invisibile catena.

Ecco a quanto esortano i saggi realizzati: non identificarsi né col corpo, né con la mente e nemmeno con il senso di esistere (che porta all’IO). Sarebbe l’inizio della vera libertà?

Forse il risveglio dai fantasmi di corpo-mente-coscienza, trattenuti e solidificati da un illusorio vocabolo, potrebbe rivelarsi come una ovvietà? Un’immersione naturale e spontanea nell’Infinito che siamo, nel vero Sé.»

Isabella di Soragna

Fonte: https://www.isabelladisoragna.com/articoli/che-cose-questo-io/

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