La riunione degli opposti.

Riunione degli opposti, prima di trascendere l’ipnosi.

Prima si tratta di riunire il simile con il simile, che si è solo “negativizzato” perché non visto in me.

In realtà sono tutte faccende che fanno parte delle ‘’mie’’ interiora non accolte… lo vedo ogni giorno. È come se il famoso vaso che l’incauta Pandora aprì, lasciando spargere i mali nel mondo, si riaprisse in me, ma ora, invece di scacciarli, li accolgo; sto male un po’ e poi passa.

Il fatto è che alluciniamo, dicendo che vedo Tizio adorabile e Caio detestabile, il catastrofico tsunami e i magnifici paesaggi, gli amici fedeli e quelli che mi tradiscono, quando, in realtà, interagisco soltanto con i ‘’miei burattini interni’’, proiettati sullo schermo dell’orizzonte infinito.

In verità, più li includo e più una parte di me si fa viva. Lo stesso vale per tutti. Anche le parti infinitamente migliori che vedo in altri sono tutte mie proiezioni. Sono come un folle che parla con interlocutori immaginari, ma poiché lo fanno tutti, siamo presi per normali.

Cos’è la sofferenza? Il NO.

Se accetto tutto come viene, esattamente com’è, l’ego non ha più posto. Del resto, tutto è già composto-e-avvenuto nel gomitolo-ologramma, sarebbe solo uno spreco di energie. Allora le immagini scivolano via sullo schermo invisibile, come nel sogno notturno e l’illusione è smascherata. Passano e non lasciano più il segno, come le nuvole sul cielo blu. Alla fine, non c’è cielo e non c’è blu e anche lo schermo è sparito.

Se, invece, mi lascio sorprendere e reagisco, mi avviluppo inconsapevolmente nella tela di ragno con il filo che io stessa produco e poi mi sento in trappola! Se osservo il filo che si srotola senza reazioni, assisto solo al video che si è prodotto e completato fin dal primo vagito.

Copro invece gli avvenimenti con un bel velo dorato di filosofia advaita, di non-dualità e di pace dell’anima, quello che è in realtà un’accozzaglia di memorie (vasanas) calate dentro uno sgabuzzino ben custodito, nascosto e sicuro, poiché, forse, il dolore era troppo forte e lo si è negato involontariamente.

Non provare dolore per la perdita di un essere troppo vicino e caro è, il più delle volte, un segno di disperazione, quando la scintilla della nostra vera identità non è ancora totalmente scoccata. Purtroppo, poi, tutto è dimenticato e, anche se esala solo ogni tanto qualche odore, lo copriamo con profumi di parole e belle frasi di distacco.

Non si tratta di supposizioni, poiché molte scienze e sistemi di ricerca dimostrano che è così. Si tratta di scienze che si rifanno al principio della fisica quantica e del principio dell’ologramma, in cui le situazioni sono viste in un gioco di risonanze e dove nel più infimo particolare si trova tutto lo spettacolo che si dipana nello spazio-tempo lineare apparente, per poter essere osservato.

Non sono legate da causalità, poiché se non vi è mai stata origine, o se manca un anello, la catena s’interrompe. Infatti, si parla ora di simultaneità, del qui-ora che appare allungarsi, come tirato da un invisibile elastico, dal passato-memoria (apparente) al presente e immaginato in futuro.

Per esempio, se soffriamo di malattie croniche gravi, non si tratta di risalire ad antenati immorali, accusandoli di portarci la sifilide o la gonorrea, ma di vedere adesso il sintomo-chiave che essi ci rispecchiano e che ci aiuta a trovare, ad esempio, il rimedio omeopatico adatto.

Anche qui si può dire che siamo noi a crearli, in un gioco di riflessi, per vedere come stanno davvero le cose. È di nuovo la prova che tutto è nella nostra mente, ma è bene rendersi conto di che cosa abbiamo scartato e che dobbiamo riunire.

Possiamo riempirci di medicinali che coprono la questione, ma in realtà il sintomo sparisce per ritornare in altra sede. È come un cancro, un conflitto non compreso, che, una volta operato, sembra risolto, ma si farà strada in altra parte del corpo, a meno che l’individuo accolga e risolva il conflitto nel frattempo.

Qui parlo del relativo, naturalmente, perché a livello reale, non siamo mai stati un corpo, né una mente e non è mai successo nulla. Quanti saggi hanno sopportato malattie gravi senza occuparsene, poiché per loro era assolutamente chiaro che quello che appariva era solo un’ombra passeggera, malgrado i dolori e senza alcuna paura, poiché per loro, anzi, era un’allucinazione che finalmente spariva del tutto!

Gli altri metodi che ci forniscono la prova che tutto è riunito nel nostro ologramma di nascita, sono l’astrologia, la numerologia e forse anche altri modi simili. Da qualche elemento semplice si estrae tutta una vita di avvenimenti, che sembrano sconnessi, ma sono solo allargamenti nel tempo di pochi attimi precisi.

Nel tema astrologico, i pianeti sono solo energie che possiamo osservare nel cielo, ma anche specchi… interni: si rispecchiano anche in ciò che osserviamo nella natura, se sappiamo riconoscerli.

Ad esempio, Marte è il dio della guerra, ma è anche il nostro bisogno di affermarci, il sangue, le ortiche e altro. Urano, dio del cielo, è stato scoperto all’epoca della rivoluzione francese, è il cambiamento e la tecnologia e in noi si manifesta come bisogno d’innovazione.

La mitologia esprimeva già con chiarezza questi simboli o archetipi. Non è un caso che si siano attribuiti dei nomi riferentesi agli antichi dei, che corrispondono esattamente a ciò che accade nel nostro programma di nascita e adesso.

Ogni pianeta rappresenta una nostra parte interna, riflessa nel tema astrale in cui possiamo vedere che queste energie non sono lontane nel cosmo, ma sono qui-ora, “dentro di noi”: possiamo vedere sia i nostri amici che i nemici, genitori e figli, o avvenimenti interni che si manifestano esternamente nell’arco della vita, ma tutto è già riunito nel bozzolo del concepimento: difficile trovare l’attimo di quello, ma alla nascita c’è come una ripetizione ingrandita degli elementi-chiave, che poi si ripeteranno nel filo elastico della vita, che duri pochi giorni o cento anni, il tempo è solo una convenzione umana.

La memoria, meccanismo del sistema nervoso e del cervello, costruisce il senso del passato e dell’anticipazione futura, sempre legata ad immagini vissute o immaginate, invece tutto è solo qui-adesso-sempre. Un evento passato posso solo sperimentarlo adesso e così un evento futuro.

Dove sono finiti il tempo e lo spazio? Senza di essi, come senza causalità, il mondo, l’universo, gli oggetti e le vicende sono solo fantasie, non percepibili, senza alcuna origine, tranne nel pensiero.

Se non pensi, dov’è il mondo, dov’è il corpo, dove sono le sensazioni, le emozioni? E cos’è il pensiero? Solo un altro pensiero può definirlo… all’infinito. Vibrazione e etichetta che delimita l’indefinibile, ma anche quella si scolora e si perde…………………………………….

Isabella di Soragna

Fonte: http://www.isabelladisoragna.com/articoli/riunione-degli-opposti/

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