Nati ciechi.

Nati ciechi.

C’è una realtà tanto ovvia quanto celata, un velo posto dinanzi agli occhi di coloro che abitano questo pianeta, ed è che stati interiori ed eventi esterni sono praticamente la stessa cosa, due aspetti dello stesso processo, tant’è che la distinzione che siamo soliti applicare tra interno ed esterno non ha effettivamente ragione di esistere, alla luce di questa prospettiva.

Ciò che tiene ben nascosto questo aspetto fondamentale della vita dell’uomo è semplicemente il fattore tempo.

Infatti, tra l’emissione di pensieri, emozioni, sensazioni e stati d’animo e la loro concretizzazione sul piano fisico intercorre uno spazio che impedisce di cogliere la connessione tra ciò che siamo e ciò che si verifica nella nostra vita, sotto forma di eventi corrispondenti, ed è questo aspetto a trarre in inganno e a mantenerci nella cecità rispetto ad una correlazione che, a ben guardare, è del tutto evidente.

Non esiste evento, non v’è circostanza che in qualche modo non abbia dapprima attraversato la sfera interiore dell’uomo. In definitiva, i suoi stati non sono altro che esperienze concrete e visibili in cerca di un’occasione per verificarsi, per venire alla luce, ed è soltanto l’apparente distanza tra ciò che emettiamo vibratoriamente e un determinato accadimento ad ottenebrare la visione di tale dinamica.

Interno ed esterno sono intimamente connessi e danno vita ad una danza che appare insensata solamente in virtù di questa aberrazione della vista da cui siamo affetti più o meno tutti indistintamente.

“Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino”. Carl Gustav Jung

L’unica maniera per l’uomo di non subire un destino certo, l’unico modo per evitare di vivere ripetutamente un passato che si ripete all’infinito è divenire padrone dei propri stati, riprendere il timone della propria nave e imprimerle una direzione consapevole, prima che questa vada a schiantarsi contro l’inevitabile iceberg.

Confondiamo continuamente la causa con l’effetto; un evento si verifica e siamo certi che il nostro stato interiore sia la naturale conseguenza di ciò che è accaduto, finendo per delegare la responsabilità di ciò che proviamo al comportamento bizzarro di qualcun altro, quando in verità basterebbe monitorare costantemente ciò che avviene in noi stessi, in termini di emozioni e pensieri ricorrenti, per avere un quadro esatto della direzione che stiamo dando alla nostra vita, per sapere con quasi totale certezza ciò che avverrà di lì a poco, poichè per incontrare un evento di una certa natura, nel bene o nel male, devo prima creare internamente le condizioni del suo accadere.

Ci prodighiamo incessantemente e con notevole dispendio di energia nel tentativo di modificare le condizioni esterne, di plasmare il mondo a immagine e somiglianza delle nostre più assurde aspettative, assecondando la folle convinzione che il Creato sia pieno di errori da aggiustare.

Lungi da noi l’idea che l’Universo sia una nostra estensione e che per apportare delle modifiche a ciò che non ci piace dobbiamo necessariamente intervenire sulle nostre reazioni automatiche, sui nostri fastidi, sulle nostre recriminazioni.

Il mondo appare come un gigante e gli eventi della vita troppo casuali e disordinati per prevederli, o addirittura dirigerli. Eppure il più piccolo innalzamento della nostra coscienza, la più insignificante delle trasformazioni al nostro interno è in grado di produrre risultati inimmaginabili su ciò che accade fuori.

E’ solamente lavorando sulla qualità dei nostri pensieri e delle nostre emozioni, sull’esternazione continua delle nostre lamentele e sulla decisione consapevole di alimentare un certo tipo di energia a discapito di altro che possiamo realmente apportare un significativo cambiamento alla qualità della nostra vita e in quella degli altri.

“In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile”. Matteo 17,20

Siamo chiamati ad osservare costantemente il nostro mondo interno, a divenire studenti modello della materia che più di tutte dovrebbe competerci, noi stessi. Ci renderemmo allora conto che siamo immersi in una bolla di realtà fatta per lo più di pensieri negativi e auto sabotanti e di anticipazioni su un futuro composto da tragedie e fallimenti che ci appaiono inevitabili.

L’opportunità da non mancare è rendersi conto, sempre, che qualsiasi evento esterno è strettamente connesso ai miei stati d’Essere.

“Sono io che sto creando questa situazione”

Portare attenzione ai processi che si verificano al nostro interno è iniziare a guarire quegli eventi che si producono col fine di mostrarci ciò che ancora non vediamo, ciò da cui ci sentiamo profondamente sconnessi a dispetto della realtà. Possiamo trasformare la nostra vita, a patto che ce ne assumiamo la responsabilità totale. Allora non saremo più ferite ambulanti in cerca di un’occasione per sanguinare, ma sovrani di uno sconfinato Regno, che attende soltanto di essere governato.

Roberto Senesi

Fonte: http://senesiroberto.webnode.it/news/nati-ciechi/

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