Papaji: Il Vuoto che danza.

Il Vuoto che danza.

Rimani ciò che sei, ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c’è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
Ma quando niente è andato perduto,
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui, semplicemente, Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

Per tre motivi la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti,
sono l’inganno della mente per posporre la libertà.

Il primo è che viene a crearsi un cercatore.
Ciò rafforza l’idea di un individuo sofferente,
separato dalla libertà,
e che il Sè sia “altro” da Quello qui e ora.

Il secondo è la ricerca.
La ricerca è una diversione che causa il posporre
e provoca un’inutile, infinita sofferenza.
La ricerca fa il gioco delle religioni, delle tradizioni
e dei sentieri a cui ti invita ad aderire,
ma che servono solo a intrappolarti più profondamente nell’illusione.
La verità è soltanto qui e ora,
ma la ricerca afferma che è domani.

Il terzo motivo
è che la ricerca postula un oggetto da trovare,
e questa può essere la trappola più sottile e fuorviante.

Appena inizi una ricerca, concettualizzi
ciò che stai cercando.
E poichè la natura della maya, illusione,
è tale che quello che pensi diventa reale,
qualunque cosa immagini come la meta, questa otterrai.
Non c’è alcun dubbio: quello che pensi, lo diventi!

Quindi, cercando, creerai e raggiungerai,
appunto, ciò che pensi di stare cercando!

Qualunque paradiso o elevato stato spirituale a cui aneli
lo otterrai dopo averlo concettualizzato e creato.
Allora ti placherai soddisfatto in questa trappola
pensando di aver raggiunto il “paradiso”.

Questa libertà tagliata a tua misura è un castello in aria,
che i tuoi pensieri e i tuoi condizionamenti
costruiscono sopra il Reale.

Estratto da: “Il Vuoto che Danza”, di H.W.L. Poonja

***

ll Vuoto che danza – (libro) – è un’esposizione in forma poetica della filosofia dell’Advaita Vedanta, che racchiude in una formulazione unitaria il messaggio dei testi più antichi della saggezza indiana, I Veda.

Questo profondo messaggio ci stimola a trovare la nostra vera natura (in termini sanscriti, il Brahaman) al di là del corpo, delle emozioni, dei pensieri e di tutto l’organismo psicofisico con cui erroneamente ci identifichiamo. A trovare l’Immutabile oltre il mutevole, l’eterno oltre il mortale, la Felicità al di là del dolore.

H.W.L. Poonja (Papaji) è nato nel Pujab nel 1910, nipote di un venerato saggio indiano, Swami Rama Tirtha. A soli 8 anni ebbe una prima rivelazioone della verità, rivelazione che trovò la pienezza definitiva al momneto dell’illuminazione, verso i 30 anni, in seguito all’incontro con Ramana Maharshi.

Ha lasciato il corpo nel settembre del 1997 e ora il suo insegnamento si sta diffondendo in tutto il mondo.

Essere in contatto con il centro.

“Immagina un cerchio” e immagina che ne stai percorrendo la circonferenza. Qualunque sia il punto in cui cominci il percorso, quello è il tuo inizio. Ma, una volta che cominci a muoverti, non c’è fine; continui a girare in tondo.

Se vuoi uscire fuori dal cerchio senza fine, devi essere consapevole che il cerchio ha un centro e che tu devi stare in quel centro, invece che lungo la circonferenza.

Cos’è questo centro? È la realtà che risiede permanentemente nel Cuore di tutti gli esseri. È la coscienza, è verità e amore.

Tutti devono conoscere questo centro, se vogliono smettere di girare in tondo all’infinito, spostandosi continuamente da un punto all’altro.

(…) Non c’è né inizio né fine, nel centro, perchè lì cessa ogni direzione, distinzione e movimento.(…)
Se riposi in quel centro, il mondo non potrà turbarti o toccarti in alcun modo”.

Da un brano di H. W. L. Poonja

Fonte: http://www.fiorigialli.it/dossier/view/6_i-sentieri-dell-essere/1135_il-vuoto-che-danza

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