Bodhidharma: Quando ti poni domande, sei in errore.

Quando ti poni domande, sei in errore.

“La natura dell’errore è vuota. […] I sutra dicono: «Niente ha una natura propria». Agisci. Non porti domande. Quando ti poni domande, sei in errore. L’errore è il risultato del porsi domande. Quando raggiungi una tale comprensione, le azioni scorrette delle tue vite precedenti sono cancellate. […]

Chi è alla ricerca della Via, non cerca oltre se stesso. Sa che la mente è la Via. Ma quando trova la mente, non trova nulla. E quando trova la Via, non trova nulla. Se pensi di poter usare la mente per trovare la Via, ti illudi. Quando sei illuso, la buddhità esiste. Quando sei consapevole, non esiste. Ciò perché la consapevolezza è la buddhità”.

Cioè, l’illusione produce l’idea di una buddhità fuori di me, altra dalla mia condizione, qui e ora.

“Non odiare la vita e la morte, non amare la vita e la morte. […]

Vedere la forma senza essere contaminato dalla forma, o udire il suono senza essere contaminato dal suono, è liberazione. Gli occhi che non sono attaccati alla forma sono la porta dello zen. Anche le orecchie che non sono attaccate al suono sono la porta dello zen. In breve, coloro che percepiscono l’esistenza e la natura dei fenomeni e rimangono distaccati sono liberati. […]

Quando sai come guardare la forma, la forma non fa sorgere la mente e la mente non fa sorgere la forma. Forma e mente sono entrambe pure”. Ovvero, la mente rispecchia la forma, non la produce. Entrambe restano pure: come si diceva la scorsa settimana, specchio su specchio.

“Se non usi la mente per creare la mente, ogni stato mentale è vuoto e ogni pensiero è quieto”.

La mente che cerca se stessa, che pone davanti a sé se stessa, è troppo artificiosa, manca di naturalezza, produce intellettualismi inutili ed è fonte di inquietudine.

“Quando la mente raggiunge il nirvana, non vedi il nirvana, perché la mente è il nirvana. Se vedi il nirvana da qualche parte, fuori della mente, ti inganni. […]

La realtà non è né eccelsa né infima. Se vedi l’eccelso o l’infimo, non è reale. La zattera non è reale”.

La famosa metafora della zattera è usata dal Buddha per indicare la funzione del suo insegnamento: traghettare il praticante dal regno dell’illusione a quello della realizzazione. Ma quando si è al di là, non c’è realtà superiore e realtà inferiore, non c’è eccelso e infimo: la realtà è quella che è e la zattera faceva parte del mondo illusorio. Non c’è nessun andare.

“Chiunque voglia vedere un pesce, vede l’acqua prima di vedere il pesce. E chiunque voglia vedere un buddha, vede la mente prima di vedere il buddha. Una volta visto il pesce, dimentichi l’acqua. E una volta visto il buddha, dimentichi la mente.

Se non dimentichi la mente, la mente ti confonderà, così come ti confonde l’acqua se non la dimentichi” (dal Discorso del risveglio).

Cioè la mente è buddha, ma buddha è l’abbandono della mente, la sua dimenticanza. Altrimenti c’è solo sforzo, contrazione, tensione.

Brani tratti dalle opere attribuite a Bodhidharma.

Fonte: http://www.lameditazionecomevia.it/bodhidharma4.htm

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