Dal “Canto di Mahamudra” di Tilopa.

Dal “Canto di Mahamudra” di Tilopa.

“Il Vuoto non ha bisogno di supporto;
[…]

Senza compiere alcuno sforzo,
restando sciolti e naturali,
è possibile spezzare il giogo
e ottenere la Liberazione.

Se, guardando nello spazio, non si vede nulla
e se, allora, con la mente si osserva la mente,
si distrugge ogni distinzione
e si raggiunge la Buddhità.

Le nubi che vagano per il cielo
non hanno radici, non hanno casa;
e così sono anche i pensieri discriminanti
che attraversano la mente.

Quando si è vista la mente universale,
ogni discriminazione cessa.

Nello spazio nascono forme e colori,
ma lo spazio non è macchiato né dal bianco né dal nero.

Dalla mente universale emerge ogni cosa,
ma essa non è macchiata né dai vizi né dalle virtù.

L’oscurità dei secoli
non può velare lo splendore del sole;
le lunghe ere del samsara [il ciclo delle nascite, morti e rinascite]
non possono nascondere la chiara luce della Mente.

Benché ci si serva di parole per spiegare il Vuoto,
il Vuoto in quanto tale è inesprimibile.

Benché si dica che “la Mente è una luce brillante”,
essa è al di là di ogni parola e simbolo.

Benché la sua essenza sia il Vuoto,
essa abbraccia e contiene ogni cosa.

Non fare nulla col corpo, rilassati;
chiudi stretta la bocca e resta in silenzio;
vuota la mente e non pensare a nulla.

Come un bambù cavo, lascia che il tuo corpo riposi a suo agio,
senza dire né prendere, metti a riposo la mente,
Mahamudra è come una mente che non si attacca a nulla;
praticando in questo modo, col tempo raggiungerai la Buddhità.

La pratica di mantra e paramita [le virtù buddhiste],
la conoscenza dei sutra e dei precetti,
gli insegnamenti delle scuole e delle scritture
non valgono a produrre la consapevolezza della verità innata;
perché la mente che, piena di desiderio,
insegue un fine,
non fa che nascondere la luce.
[…]

Desisti da ogni attività, abbandona ogni desiderio;
lascia che i pensieri salgano e scendano
a loro piacimento, come onde dell’oceano.

Colui che non viene mai meno al non-dimorare,
né al principio di non-distinzione,
adempie ai precetti tantrici.

Colui che abbandona il desiderio
e non si attacca a questo o a quello,
coglie il vero significato contenuto nelle scritture.
[…]

Trascendere la dualità è il punto di vista regale;
domare le distrazioni è la pratica regale;
[…]

Se, sciolto e senza sforzo,
ti mantieni nella naturalezza,
presto otterrai Mahamudra
e raggiungerai il non-raggiungimento.

Taglia la radice di un albero e le foglie appassiscono;
taglia la radice della mente e il samsara cade.
[…]

Chi si aggrappa alla mente
non vede la verità che sta oltre la mente.

Chi si sforza di praticare il Dharma [l’insegnamento]
non trova la verità che è al di là della pratica.

Per conoscere ciò che è al di là sia della mente che della pratica
bisogna tagliare di netto la radice della mente
e, nudi, guardare;
bisogna abbandonare ogni distinzione
e restare rilassati.

Non bisogna dare né prendere,
bensì restare naturali:
Mahamudra è al di là dell’accettazione e del rifiuto.
[…]

La comprensione suprema
trascende questo e quello.
L’azione suprema unisce
grande ingegnosità e assoluto distacco.

La realizzazione suprema consiste
nel comprendere l’immanenza senza speranza.

Dapprima la mente del praticante
precipita come una cascata;
a metà strada, come il Gange
fluisce lenta e placida;
alla fine è un vasto oceano,
in cui la luce del figlio e quella della madre si fondono”.

* * *

Brani tratti dal “Canto di Mahamudra” di Tilopa. Il Mahamudra è l’insegnamento spirituale e il percorso realizzativo della scuola buddhista-tibetana Kagyu, iniziata proprio da Tilopa, nella quale rientrano il suo allievo Naropa, Marpa il Traduttore e il suo celeberrimo allievo Milarepa.

Fonte: http://www.lameditazionecomevia.it/tilopa.htm

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