Gangaji: Nessuna fine all’apertura.

Nessuna fine all’apertura.

«Uno dei pericoli che ho visto nella cosiddetta “vita spirituale” è il tentativo dell’ego di usarla per sfuggire al crepacuore, alle difficoltà e ai continui modelli di odio, vendetta e guerra – per sfuggire all’idea di un inferno.

Il desiderio di trascendenza diventa più forte della volontà di lasciare che il cuore si apra a tutto: la totalità della bellezza umana, così come la totalità della catastrofe umana. Quando sei disposto a sperimentare pienamente anche la disperazione e l’orrore dell’essere umano, viene liberato il potenziale eterno per vivere la vita nella verità.

Essere pronti ad essere liberi significa vedere che non c’è scampo da nessun aspetto della vita e, quindi, smettere di fantasticare riguardo a qualsiasi possibilità di fuga futura. Le fantasie di fuga possono assumere una miriade di forme, inclusa un’immagine infantile del paradiso o dell’illuminazione.

La volontà di essere liberi è la volontà di scoprire ciò che è già libero, proprio qui, in mezzo a tutto questo. Maggiore è la volontà, maggiore è la capacità di essere pienamente presenti. Infine, la consapevolezza che non c’è bisogno di scappare diviene chiara.

Qualunque cosa appaia qui, può essere sopportata qui, indipendentemente da ciò che la mente immagina di poter sopportare o meno. La follia di temere di incontrare ciò che è qui, in realtà, viene alimentata dal continuo tentativo di sfuggirle. Incontrare tutto ciò che è qui – pienamente e completamente – rende visibile il potenziale per l’indicibile, indefinibile, non insegnabile rivelazione della Verità.

La maggior parte delle persone trascorre la maggior parte della propria vita coinvolta nella sofferenza personale: “Cosa mi è successo, cosa potrebbe succedermi, cosa dovrebbe succedermi, cosa non dovrebbe succedermi”. Ma è un fatto che oggi, nel mondo, si sta verificando una situazione di sofferenza enorme. Questo fatto ci chiede di risolvere le nostre storie personali di sofferenza e di essere disponibili a rivolgere la nostra attenzione alla storia del mondo. E questo, inoltre, è solo un inizio.

Certamente, gli schemi della guerra sono familiari sia in questo secolo che in qualsiasi altro, come pure nella nostra cultura o in qualsiasi altra. Potrebbe esserci un neonato dolore nei confronti degli orrori che attualmente accadono in tutto il mondo e potrebbe sorgere il desiderio di voler sapere cosa fare. Ti invito ad incontrare questi orrori, in modo fresco, innocente, arrendendoti a quella stessa forza che ti sta chiamando a casa.

Più smetti di lottare per uscirne, più dolore proverai, ma sperimenterai anche più gioia. Questo è il paradosso che la mente non può risolvere.

Abbiamo tutti imparato qualcosa sui grandi poteri della mente. Questi poteri includono tecniche di negazione e di indulgenza che non fanno altro che ruotare attorno alla tecnica centrale, ovvero la menzogna. Ma il potere della mente è necessario solo per la difesa o l’attacco. Se sei disposto a sopportare tutto, non hai bisogno di altro se non di arrenderti, dire la verità ed essere te stesso.

L’invito a fermarsi è un invito radicale. È l’invito a fermarsi solo in questo momento. Non è l’invito a fermarsi per il resto della vita, a non uscire mai di casa, a non raccontare mai una storia o a non pensare mai più. È l’invito a fermare tutto e, solo per questo momento, essere.

Uno degli insegnamenti più profondi di Papaji è “aspettare e vedere”. “Aspettare” è attivo e aperto e il vedere è l’attesa. È vedere gli impulsi della mente, vedere l’antica programmazione – incorporata nella struttura cellulare – per cercare di sapere cosa fare, quale azione intraprendere. Aspetta e vedrai.

Riposa nudo nel non sapere. La vera e duratura scoperta non è qualcosa di cui hai sentito parlare o di cui hai letto. È la tua esperienza diretta.

Fino ad ora, abbiamo optato per fidarci delle nostre menti, del linguaggio, delle immagini e delle idee, piuttosto che fidarci della spaziosità da cui tutto nasce. Ora è disponibile l’opportunità di imparare a fidarsi della spaziosità sconosciuta del cuore. Che tempi!!!

Sì, c’è bellezza in questi tempi. L’apertura e il risveglio stanno avvenendo in tutto il mondo. Tutto l’orrore, il dolore, l’indignazione e l’angoscia non sono separati da quel risveglio. Più accettiamo la responsabilità di aprirci a ciò che si presenta, maggiori sono le sfide. Più vediamo, più il cuore si spezza.

Nei nostri tentativi di non sentire il dolore del cuore che si spezza, nei nostri tentativi di sapere finalmente cosa dovrebbe essere, c’è schiavitù. Nella nostra resa al cuore spezzato – fino in fondo – c’è libertà».

Gangaji

Fonte: https://gangaji.org/blog/no-end-to-opening
Traduzione di UnicaCoscienza

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