Jon Kabat-Zinn: Abbandonarsi all’ascolto.

Come abbandonarsi completamente all’ascolto.

Smetto di fabbricare pensieri sulle origini dei suoni e mi abbandono all’ascolto. È proprio un’immersione nel suono, un godimento sensuale del puro suono e degli spazi fra un suono e l’altro, fra gli strati di suoni.

Ora i suoni sono semplicemente quel che sono: non li identifico più, non li ascolto più in quel modo intento e direzionale. Mi limito a starmene seduto qui, un attimo dopo l’altro, a ricevere tutto ciò che sorge in quel panorama sonoro, senza neanche invitarlo a raggiungere le mie orecchie, perché tanto arriva comunque, anche se di solito non lo sento realmente o non lo conosco, perché la mente è altrove, occupata in qualcosa d’altro, in una cosa qualunque, magari anche a pensare quale sia l’origine dei suoni che sento o a preferirne alcuni ad altri o a formulare opinioni invece di limitarsi ad ascoltare.

Se mi abbandono all’ascolto, non ci sono più io che ascolto, né suoni « là fuori»

In questo abbandonarmi all’udito puro e semplice, in questi momenti, esiste solo il sentire. Il panorama sonoro è tutto. Non è più nel mondo: è il mondo. O più precisamente: non c’è più mondo. E non ci sono più io che ascolto, né suoni « là fuori»; non ci sono uccelli, né camion, né aerei, né sirene, né scale che vengono tirate su: ci sono solo suoni e spazi fra i suoni.

C’è solo il sentire, in questo preciso momento, all’improvviso, senza tempo, anche mentre fluisce nel momento senza tempo di un altro successivo « adesso ». E in questo sentire c’è anche l’immediata conoscenza del suono così come viene sentito nel suo sorgere, nel suo permanere breve o lungo, nel suo svanire.

Non la conoscenza che proviene dal pensiero, non quella: una conoscenza più profonda, una conoscenza più intuitiva, una conoscenza che in qualche modo viene a monte delle parole e dei concetti che rivestono la nostra conoscenza, una sorta di pensiero di fondo, più essenziale… il sorgere insieme del suono e della conoscenza del suono in quanto suono, per quello che è, prima di essere rivestito dalla mente pensante, con un nome e poi valutato dalla mente giudicante in base a quel nome, in base alle nostre preferenze e avversioni per le cose.

Per il suono, questa conoscenza è un po’ come uno specchio: si limita a riflettere quello che le si para davanti, senza opinione ne’ atteggiamento, aperta, vuota, dunque capace di contenere tutto ciò che le si presenta.

Tratto da: “Riprendere i sensi”, di Jon Kabat-Zinn

Fonte: https://zeninthecity.org/letture/autori-vari/jon-kabat-zinn-come-abbandonarsi-completamente-allascolto/

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