Matthieu Ricard: Attraverso un muro invisibile.

Attraverso un muro invisibile.

«Come possiamo utilizzare questa analisi che contraddice i concetti e i presupposti occidentali? In fondo, finora l’idea, benché vaga, di un io centrale ci ha reso un certo servizio, nel bene e nel male. In che misura una presa di coscienza della natura illusoria dell’io trasformerà i nostri rapporti con le persone che ci sono vicine e con il mondo che ci circonda? Un tale cambiamento di rotta non potrebbe risultare destabilizzante?

La risposta è che una trasformazione del genere non può che essere positiva. Finché l’ego è dominante, la mente è come un uccello che va a sbattere continuamente contro una parete di vetro, quella della credenza nell’io, restringendo il nostro universo in un’angusta prigione.

Siamo sconcertati e storditi dal continuo sbattere contro una parete invalicabile. Poiché non è dotato di esistenza intrinseca, è un muro invisibile, una costruzione mentale, ma si tratta pur sempre di un muro, almeno finché frammenta il nostro mondo interiore e ostacola il fluire del nostro altruismo e della nostra gioia di vivere.

Se non avessimo mai costruito il vetro dell’ego, questo muro non avrebbe mai potuto essere eretto. L’attaccamento all’io è fondamentalmente legato alle nostre sofferenze e a quelle che infliggiamo agli altri.

Abbandonare la fissazione sulla nostra immagine, non dare tanta importanza all’io ci dona un’immensa libertà interiore, permettendoci di affrontare qualsiasi situazione con spontaneità, benevolenza, forza d’animo e serenità. Non avendo la speranza di un guadagno e il timore di una perdita, siamo liberi di dare e di ricevere. Non c’è più niente che ci spinga a pensare, parlare e agire in modo artificiale, egocentrico e inadeguato.

Aggrapparsi a un universo con i confini imposti dall’io ci fa invece essere preoccupati unicamente di noi stessi. La minima contrarietà ci turba e ci scoraggia. Siamo ossessionati dal nostro successo, dai nostri fallimenti, dalle nostre speranze e dalle nostre inquietudini e a quel punto la felicità è solo una chimera.

Il mondo ristretto dell’io è come un bicchiere d’acqua con una manciata di sale: non può dissetarci. Se invece infrangiamo le barriere dell’io e la mente diventa simile a un vasto lago, quella stessa manciata di sale non potrà alterare il sapore delle sue acque.

Quando l’io non è più percepito come la cosa più importante del mondo, siamo più facilmente interessati agli altri. Le loro sofferenze ci rendono più coraggiosi e determinati ad agire per il loro bene.

Se l’io costituisse davvero la nostra essenza profonda, sarebbe logico inquietarsi alla sola idea di sbarazzarsene. Ma dal momento che è un’illusione, liberarsene non significa strappare il cuore del nostro stesso essere, quanto semplicemente aprire gli occhi.

Vale dunque la pena di dedicare qualche momento dell’esistenza alla pratica della calma interiore, in modo che la mente possa meglio comprendere, attraverso l’analisi e l’esperienza diretta, lo spazio occupato dall’io nella nostra vita. Finché gli attribuiremo una grande importanza non raggiungeremo infatti una pace duratura, anzi, la causa stessa del nostro dolore continuerà a restare intatta nel più profondo del nostro essere, privandoci della più fondamentale delle libertà.»

Tratto da: “Il gusto di essere felici”, di Matthieu Ricard

Fonte: https://www.rebirthing-milano.it/brani-traduzioni/dal-libro-gusto-felici-matthieu-ricard-saggezza-benessere-momento-della-vita/

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