Matthieu Ricard: Alla ricerca dell’io perduto.

Alla ricerca dell’io perduto.

«Dove si trova dunque l’io?

Non possiamo pensare che stia unicamente nel corpo, perché quando affermiamo “Io sono fiero di me”., è la coscienza a essere fiera, e non il corpo.

Si trova allora unicamente nella coscienza? E’ alquanto discutibile. Quando diciamo: “Qualcuno mi ha spinto”, non è la coscienza a essere spinta.

Ed è anche ovvio che non è possibile trovare l’io fuori del corpo e della coscienza. Se si trattasse di un’entità autonoma non potrebbe costituirne l’essenza.

E se fosse allora la somma delle parti, della loro struttura e continuità? Se il concetto di io fosse semplicemente associato all’unione del corpo e della coscienza?

Con un ragionamento del genere ci allontaniamo dall’idea di un io concepito come proprietario o come entità, per passare a una nozione più astratta.

La soluzione di questo enigma consiste nel considerare l’io come una designazione mentale o verbale attribuita a un processo dinamico, a un insieme di relazioni mutevoli che integrano percezione dell’ambiente, sensazioni, immagini mentali, emozioni e concetti.

L’io non è che un’idea. Prende forma nel momento stesso in cui uniamo l’ “io”, l’esperienza del momento presente, con la “persona”, la continuità della nostra esistenza.

Come spiega il neuropsichiatra David Galin, abbiamo una tendenza innata a semplificare gli insiemi complessi per ridurli a entità, e inferire che queste entità sono durevoli. E’ infatti più facile muoverci nel mondo se diamo per scontato che i suoi elementi restino immutati nel tempo, e quindi trattare la maggior parte dei fenomeni come se fossero entità costanti.

Se dovessimo percepire il nostro corpo come un turbinio di atomi che non restano identici a se stessi neppure un milionesimo di secondo, non riusciremmo più a capire chi o che cosa siamo. Tuttavia dimentichiamo troppo facilmente che la percezione ordinaria del nostro corpo e dell’insieme dei fenomeni non è che un’approssimazione, e che in realtà tutto cambia in ogni momento.

E’ questo il modo in cui reifichiamo noi stessi e il mondo. Ciò non vuol dire che l’io non esista – ne facciamo continuamente esperienza – ma che esiste soltanto in modo illusorio. Ecco perché nel buddismo si afferma che l’io è “privo di esistenza autonoma e permanente”.

In questo senso il Buddha affermava che l’io, come ogni altro fenomeno che ci sembra dotato di un’esistenza intrinseca, è in realtà simile a un miraggio. Visto da lontano, il miraggio di un lago sembra reale, ma se ci avviciniamo ci rendiamo conto che non potremo mai berne l’acqua.

I fenomeni non sono dunque così come ci sembrano, ma non sono per questo inesistenti: proprio come un’illusione, si manifestano senza essere caratterizzati da una realtà assoluta.

Il Buddha così lo ha descritto:

“Come una stella cadente, un miraggio, una fiamma,

 

L’illusione di un mago, una goccia di rugiada,

 

Una bolla sull’acqua,

 

Come un sogno, un lampo, una nuvola:

 

Così dovrebbe essere considerato ogni fenomeno”.

 

Rajsamadhi Sutra

 

Tratto da: “Il gusto di essere felici”, di Matthieu Ricard

Fonte: https://www.rebirthing-milano.it/brani-traduzioni/dal-libro-gusto-felici-matthieu-ricard-saggezza-benessere-momento-della-vita/

WooshDe7Torna Su