Jiddu Krishnamurti: Dove non c’è amore, c’è la guerra.

Dove non c’è amore, c’è inevita­bilmente la guerra.

Quando Jiddu Krishnamurti argomenta su temi sociali non va per il sottile come, ad esempio, facciamo abitualmente noi tentando di rimanere equidistanti tra le svariate tesi e pareri in contrasto.

E’ per questo che lo ammiro da sempre. Sin dalla prima volta che ne lessi, del tutto casualmente, un brano. Tuttavia, ora che è divenuto parte del nostro modo di essere e pensare, di concepire la vita nel suo complesso, nei suoi poliedrici e multiformi risvolti, sarà bene richiamarlo di tanto in tanto per non dimenticare la sua lungimiranza, schiettezza, saggezza, i suoi sani e imprescindibili pareri.

Ebbene, introducendo l’argomento odierno, i conflitti non sono qualcosa che piove dall’alto, né tanto meno opera del malvagio di turno, bensì strutturali al tipo di società in cui viviamo … ma leggiamo, direttamente, quanto egli stesso afferma in proposito …

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« […] Credo sia sufficientemente chiaro che la guerra è il risultato della nostra vita quotidiana, solo più spettacolare, più maledettamente spettacolare.

Poiché tutti cerchiamo di accumulare proprietà, di ammassare denaro, è ovvio che creiamo una società con confini, frontiere e dazi; e quando una nazione isolata entra in conflitto con un’altra, la guerra è l’inevitabile risultato. È un fatto.

Non so se abbiate mai riflettuto su questo punto. Dobbiamo affrontare la guerra e non dovremmo capire chi è il responsabile?

Sicuramente, un essere provvisto di sanità mentale vede che è lui stesso il responsabile e dice: “Io sto causando questa guerra. Quindi smetterò di essere un nazionalista. Non sarò più un patriota né un nazionalista; non sarò più induista, musulmano o cristiano, ma un essere umano”. Ciò richiede una certa chiarezza di pensiero e di percezione, che la maggior parte di noi non è disposta ad affrontare. […]

Che cosa bisogna fare per liberarsi dalle cause della guerra? Come si mette fine alla guerra? La spinta dell’avidità, la forza motrice del nazionalismo, che ognuno di noi ha messo in moto, si può fermare? Ovviamente no.

La guerra si può fermare solo se la Russia, l’America, ognuno di noi si trasforma istantaneamente, affermando che non intende più avere nessuna idea nazionalista, che non saremo più russi, americani, indiani, musulmani, tedeschi o inglesi, ma esseri umani; che saremo esseri umani in rapporto, cercando di vivere bene assieme.

Quando le cause della guerra vengono sradicate dalla mente e dal cuore, non c’è più guerra. La forza d’inerzia, però, continua an­cora. Vi faccio un esempio. Se una casa è in fiamme, che cosa faccia­mo? Tentiamo di mettere in salvo tutto il possibile, poi cerchiamo di capire le cause dell’incendio.

Utilizziamo il giusto tipo di mattoni, materiali ignifughi, una migliore edilizia, eccetera e ricostruiamo di nuovo. In altre parole, non costruiamo più una casa che può andare a fuoco. Allo stesso modo, quando una civiltà crolla, quando distrugge se stessa, le persone sane di mente vedono che non possono farci più niente e ne costruiscono una nuova che non possa incen­diarsi. Questo è certamente l’unico modo di fare, l’unico metodo ra­zionale e non riadattare il vecchio, rabberciare una casa che brucia.

Se io riunissi, in questo incontro e in altri luoghi, tutte le persone che sentono di essere davvero libere dalle cause della guerra, che cosa accadrebbe? Potremmo “organizzare” la pace? Osservatene le im­plicazioni, guardate che cosa è insito nell’organizzazione della pace..

Una delle cause della guerra è il desiderio di potere, individuale, di gruppo e nazionale. Che cosa accade se formiamo un’organizzazione per la pace? Che diventiamo un centro di potere e la ricerca del po­tere è una delle cause della guerra. Non appena creiamo un’organiz­zazione per la pace, sollecitiamo inevitabilmente il potere e quando abbiamo potere stiamo creando di nuovo le cause della guerra.

Allo­ra, che cosa farò? Vedendo che una delle cause della guerra è il pote­re, mi opporrò alla guerra, il che significa ulteriore potere? Nel processo stesso di oppormi, non sto creando potere? Il mio problema è quindi molto diverso. Non è un problema di organizzazione. Non posso parlare a un gruppo, ma a voi in quanto individui, indicando a ciascuno di voi le cause della guerra.

Voi e io, come individui, dob­biamo applicare a questo problema la nostra facoltà di pensiero e non delegarla a qualcun altro. Se in una famiglia c’è affetto, se c’è benevolenza, di sicuro non c’è bisogno di un’organizzazione per la pace in famiglia. Ciò di cui abbiamo bisogno è la reciproca com­prensione, reciproca cooperazione.

Dove non c’è amore, c’è inevita­bilmente la guerra. […] »

Tratto da: “Sul conflitto”, Jiddu Krishnamurti, Poona, 1 settembre 1948.

Fonte: https://www.meditare.it/wp/risorse/dove-non-c-e-amore-c-e-inevitabilmente-la-guerra-j-krishnamurti/

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